Alle volte è difficile. Essere tutto, in modo soddisfacente. Avere pazienza. Sorridere sempre. Interpretare bene i nostri ruoli sociali: donna, madre, moglie, amica, lavoratrice, casalinga… e tante altre “parti” ancora.
È dura per tutti. E forse per le donne un po’ di più. Specialmente se l’ufficio è nel posto meno indicato: la casa.
È in questo caso che tutto diventa più complicato, perché non c’è separazione, tra i ruoli, tra i compiti, gli orari. E allora subentra la funzione multitasking. Un aspetto perfetto per i computer, ma devastante per gli umani, che non sono dotati di CPU. Non siamo in grado di mettere in stand-by un processo, per passare ad un altro e successivamente riprendere quello precedente. Se poi – ed è il caso di molte donne – il tutto è accompagnato da un sottofondo di voce fanciullesca che avvisa per pipì, litigio col fratello o con la sorella, tv che non funziona, dvd, fame, sete e indefinibili necessità, ecco allora che ci si meriterebbe un premio.
Ma accade tutto il contrario e va a finire che senti di non rendere sul lavoro, di essere un pessimo genitore, di non avere il controllo della gestione dell'”azienda famiglia”. Anche fare la spesa è un evento da programmare. Senti che i figli assorbono e ti ripropongono il tuo stato d’animo, magari in forma di capriccio. Vai a letto già con l’ansia di quello che dovrai fare il giorno dopo. E persino un pomeriggio con gli amici diventa “qualcosa da far rientrare” nella giornata.
Nessuno ti dice che sei una cattiva madre, ma sei tu che lo senti.
Nessuno ti chiede di fare di più, se tu che pretendi. Perché fai già troppo, ma non fai niente per bene. Non senti di avere un ruolo. E onestamente tra l’essere e il non essere, quest’ultimo è il problema.
Quando arrivi a capire questo, capisci anche che è il momento di fare ordine tra il “superfluo”, ovvero quello che non concerne la famiglia. Il che, e mi riferisco soprattutto alle donne, non vuol dire rinunciare al lavoro, ma fare un bilancio, in modo razionale: quanto ho dato per questo? Quanto mi ha reso? Se il bilancio non è in positivo vuol dire che bisogna cambiare.
Non è un fallimento. Nessuna esperienza lo è.
Nessuna esperienza lo è, alla fine. Da tutto si impara e da tutto si trae qualcosa. Anche dai capricci dei figli, dalla sensazione di sentirsi inadeguati o non efficienti.
Di superfluo c’è solo il mollare. Stay hungry, che poi passa :*
Bacioni immensi.